Ente
Lanificio Pianceri e Torino
- Luoghi di attività
- Luogo:
- Pianceri
- Storia istituzionale
- Da "Eco dell'Industria" del 23 dicembre 1900:
"Nel giorno 18 corrente s’è costituita in Torino la nuova Società, che prende nome di «Lanifìcio di Pianceri», ed avrà sede in Torino, per l’esercizio dell’industria laniera nell’opificio già «Antonio Cerino-Zegna». Il comm. A. Cerino Zegna è uno dei principali azionisti".
Da "La Tribuna Biellese" del 13 ottobre 1901:
"Il lanificio di Pianceri. Questo importante lanificio, già Cerino Zegna, passato ora alla dipendenza di una società d’azionisti, sembra che proceda molto bene e che dia impieghi a un buon numero di operai e di operaie. Ci auguriamo che non mai la menoma nube di screzio sorga ad offuscare la serenità del cielo sotto cui si svolge l'industria manifatturiera in questo importante opificio".
Da "Corriere Biellese" del 19 marzo 1902:
"Gli industriali della Valle Sessera si adunarono qualche tempo fa. Dopo tale adunanza e pare in connessione con essa la direzione del lanifìcio di Pianceri ex lanifìcio Cerino-Zegna chiamò a se alcuni tessitori e li invitò ad accettare il doppio telaio. I tessitori interrogati si mostrarono riluttanti e si riservarono di informarne i loro compagni di lavoro: ciò che fecero. Ma questi si mostrarono unanimemente contrari ad accettare un doppio telaio. Quelli che, per accondiscendenza provarono qualche giorno ad accudire a due telai anziché ad uno, conchiusero la loro prova, col dire che non si sentivano di lavorare ad un doppio telaio. La direzione insistette ancora: fu allora che gli operai anziché mettersi in sciopero ed aprire così una dolorosa vertenza esaminarono se non vi fosse qualche via di risoluzione tranquilla del conflitto. Essi pensarono tosto ad un appello al collegio di probiviri, ma dolorosamente dovettero constatare che esso non funziona e ciò, non per colpa degli operai. Fu allora che decisero di inviare alla direzione questa rispettosa e dignitosa lettera: Pianceri 17 marzo 1902 Onorevole Direzione, gli operai tessitori del lanificio Pianceri-Torino interrogati se accettano di far andare due telai espongono quanto segue: «Abbiamo riflettuto sulla proposta di questa Onorevole Direzione, ma dubitiamo fortemente che essa possa danneggiarci nei nostri interessi. Tuttavia siccome temiamo di non aver la sufficiente competenza per decidere, definitivamente su questa vitale questione saremmo lieti di poter sottoporla al giudizio di un comitato composto in parti eguali di vostri e di nostri rappresentanti, dispiacenti che non funzioni il Collegio di Probiviri». Questa lettera fu firmata dà tutti i tessitori meno tre che hanno interessi speciali colla direzione del lanificio. La direzione rispose che neppure voleva leggere la lettera. Questa risposta fece dolorosa impressione sugli operai. Ma tuttavia essi non vollero lasciarsi guidare dà subiti risentimenti e decisero di continuare nelle pratiche conciliative. E spedirono detta lettera alla direzione centrale della Società. Questa la cronaca, pura e semplice, della vertenza. Come si vede, ritorna in campo la questione del doppio telaio. Questa questione non è per sè — come abbiamovi cercato dimostrare — illegittima quando sia circondata dalle garanzie di salariò, di orario, di turno che la rendono inoffensiva per la classe operaia. Invece, ancora una volta, una ditta vuole introdurre il doppio telaio, senza preoccuparsi del danno che può recare agli operai, e questi si trovano costretti a resistervi. Un’altra constatazione: nonostante le esperienze del passato, si continua a praticare il principio: sic volo, sic iubeo: così voglio, così comando, mentre una umana condiscendenza sarebbe capace di allontanare ogni conflitto. Durezza ingiustificata oggi; domani — in caso di sciopero — la causa si getterà sulle spalle dei socialisti. È ciò che vediamo praticare ogni giorno. Siamo lieti che gli operai si siano dimostrati sereni e dignitosi. Continuino così. E sovra tutto loro raccomandiamo prima di assumere qualunque nuovo atteggiamento di consultarsi coi loro compagni, di adunarsi e di discutere con calma e serietà".
Nel 1903, in una parte dello stabilimento in fase di ampliamento, si verificò un crollo strutturale che provocò una vittima e alcuni feriti. Nello stesso anno si registrò anche un importante incendio.
Dopo lo "scandalo" del direttore Drescher del 1916 (vedi "Eco di Biella" del 7 febbraio 2022 e "Eco di Biella" del 14 febbraio 2022), la ditta si sciolse e lo stabilimento fu ceduto al Lanificio Trabaldo Pietro Togna.