Inventario
Oggetto
Ambito piemontese - Matrimonio mistico di santa Caterina tra i santi Pietro e Paolo
Data: prima metà 1530 ca. - 1540 ca.
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
In basso santa Caterina è inginocchiata presso le ruote dentate, spezzate dall'angelo che sorvola la scena impugnando una spada, mentre intorno a lei numerosi soldati giacciono riversi al suolo al cospetto dell'imperatore e di un consigliere che si riparano il volto terrorizzati. Oltre una cortina di alberi sono raffigurati in secondo piano una città con edifici in prospettiva e più in lontananza un paesaggio con alture rocciose. In alto, posati su una nuvola, il Bambino in braccio alla madre riceve l'anello da santa Caterina, che regge la palma del martirio, fra i santi Pietro e Paolo, riconoscibili per gli attributi delle chiavi e della spada e ciascuno reggente un libro aperto.
Citato come "di scuola tedesca a soggetto religioso (olio su tavola), secolo XVI" e valutato due milioni nell'atto di accettazione della donazione Lucci, è stato considerato opera di anonimo del secolo XVI nei successivi elenchi e catalogazioni, compresa la schedatura della collezione Lucci compiuta dal presidente del Rotary Club Biella Luciano Nicola nel 1991 con la consulenza di Bruno Pozzato. ll dipinto deve in realtà essere ricondotto all'area piemontese. Derivano infatti da Defendente Ferrari l'edificio a pianta centrale che compare sullo sfondo, così come la tecnica esecutiva a pennellate sottili e acquose con cui è dipinta la veduta, il cui carattere può aver erroneamente orientato la lettura verso la scuola tedesca; la figura della santa Caterina risente inoltre di un prototipo gaudenziano, fo rse recepito attraverso una redazione giovenoniana. Volendo provare a restringere la possibile area di provenienza di questo altarolo, sono innanzittutto da notare le tangenze con opere presenti nel Biellese. Il carattere complesso, sottile e curvilineo dei panneggi della scena sacra superiore richiama infatti lo scomparto centrale del <> di questo stesso museo, opera eseguita intorno al 1530 e proveniente dalla demolita chiesa di S. Francesco di Biella. Le somiglianze non sono tuttavia tali da permettere di attribuire il nostro altarolo a quello stesso anonimo artista: più evidenti appaiono infatti, rispetto al politico francescano, i richiami defendenteschi. Confronti sono istituibili soprattutto con il polittico commissionato a Defendente nel 1530 per la chiesa di S. Antonio di Ranverso e da lui consegnato e datato l'anno successivo (cfr. L. Mallé, 1971, tavv. 134 e 135). In questo polittico le deformazioni fisionomiche, l'indizio gaudenziano offerto dall'angelo inginocchiato presso il Bambino e l'insistita e caratterizzata presenza delle nubi dal contorno nettamente delineato permettono di istituire collegamenti con la tavola del museo di Biella e al tempo stesso di ipotizzare la presenza a S. Antonio di Ranverso di un collaboratore accanto a Defendente. Che in questo stesso collaboratore possa identificarsi un anonimo artista attivo nel corso degli anni Trenta anche nel Biellese è per ora una ipotesi suggestiva che necessita però di ulteriori conferme. La cornice sembra pertinente al dipinto fin dalle origini. L'opera, di buon livello qualitativo, si dimostra una testimonianza inedita e preziosa per l'arte piemontese. All'interno della collezione Lucci, caratterizzata da una predilezione per l'arte contemporanea di livello internazionale, l'altarolo assume, per la sua collocazione locale e per la sua datazione, una posizione eccentrica.