Inventario
Oggetto
Felice Carena - Donna che cuce - L'erbivendola (studio)
Data: 1899 - 1899
data
Indicazioni sul soggetto
Donna di profilo seduta, ritratta nell'atto di cucire. Abbigliamento popolare, in primo piano cavolfiore, rape ed altri ortaggi.
Il dipinto giunge al Museo Civico tramite la donazione di Ludovico Cartotti (Pistolesa 1882 - Biella 1970), industriale tessile e collezionista d'arte; purtroppo nessun elemento documentario aiuta ad accertare la data della donazione, tuttavia l'opera risulta già di proprietà civica in uno scritto del 1956 (Museo e Biblioteca, 1956) e tenendo conto che il museo fu inaugurato nel 1952, si può presumere che la donazione sia avvenuta entro quei termini. Sulla base della data di esecuzione (1899) e del soggetto è possibile proporre di identificare l'opera, denominata tradizionalmente "Donna che cuce", con il dipinto "L'erbivendola (studio)" che Carena presentò nel 1899 al suo esordio torinese alla Promotrice di Belle Arti (Società Promotrice delle Belle Arti ..., Torino, 1899, p. 15, n. 31). In quell'occasione l'artista espose anche "Vecchio (impressione)" (in op. cit., p. 15, n. 35), che fu acquistato al termine dell'esposizione dal principe Tommaso Duca di Genova (Ricordo dell'Esposizione del 1899, p. n.n.). Proprio in quanto dipinto d'esordio, l'opera appare di grande interesse e consente di recuperare una rarissima testimonianza delle prime fasi della ricerca di Carena, meglio conosciuta a partire dai primi del nuovo secolo con la svolta in senso simbolista e decadente, a cui farà seguito anche l'assegnazione del Pensionato Artistico e il conseguente trasferimento a Roma a partire dal 1906. Diversamente qui l'artista, appena ventenne, appare impegnato nel confronto con una pittura di tradizione verista e realista, non lontana da quella praticata da Giacomo Grosso, suo docente di figura all'Accademia Albertina nonchè membro della commissione di ammissione per l'esposizione alla Promotrice di quell'anno e per l'anno successivo. Tuttavia la scelta del soggetto schiettamente popolare, il taglio non convenzionale della scena e la stesura robusta in cui prevalgono toni caldi e sordi appaiono segnali significativi dell'avvio di una ricerca personale che non tarderà a dare i suoi frutti. Il carattere ancora sperimentale, di studio - peraltro sottolineato dall'artista stesso nel titolo - è attestato anche dalla presenza, sul retro, di un abbozzo in cui si intravedono tracce di un volto, tentativo giudicato non riuscito e abbandonato.