Inventario
Oggetto
Emilio Longoni - Riflessioni di un affamato / Contrasti sociali
Data: 1894 - 1894
bibliografia
Indicazioni sul soggetto
Personaggio maschile a figura intera ritratto mentre osserva, separato da una vetrata, due eleganti commensali. Sulla tavola tovaglia bianca e calice con vino.
L'opera costituisce una delle più significative testimonianze della produzione sociale dell'artista e al contempo un'importante affermazione delle possibilità espressive della tecnica divisionista. La sua donazione al Muse o Civico di Biella da parte del comm. Bruno Blotto Baldo risulta già avven uta nel 1952 (A.M.C., Lettera di Pietro Torrione a Maria Teresa Fiori, 20 aprile 1964). Precedentemente il dipinto è appartenuto alla Galleria dell 'Annunciata di Milano, alla collezione di Cornelia Zuccoli e originariamente a quella di Pietro Curletti, amico e mecenate dell'artista. La data della sua esecuzione, riferita da alcuni al 1893 da altri al 1894, trova un punto fermo nella presentazione alla seconda Triennale di Milano del 1894, dove fu accolta da tiepidi giudizi critici (Neera la definì "ricca di pregi ma discretamente antipatica" cfr. M. Dalai Emiliani, 1979, p. 136). In quello stesso anno (1894) fu riprodotta sul giornale "Lotta di classe del 1 maggio" affiancata da un dialogo che ne sottolineava, rendendolo esplicito, il carattere di denuncia sociale (*). La reazione della censura fu severa e costò a Longoni l'incriminazione per "istigazione all'odio di classe", anche se è probabile che l'irritazione fosse causata più dallo scritto (probabilmente redatto da Gustavo Macchi o da Pompeo Bettini) che dal dipinto. Successivamente fu esposta alla Permanente di Milano nel 1900 (La pittura lombarda nel secolo XIX) e ancora nel 1935 (Milano, Palazzo delle Belle Arti), in occasione della mostra commemorativa di Longoni. In anni recenti è stata oggetto di una discreta fortuna espositiva e critica che ne ha posto in luce le peculiarità e l'importanza in rapporto alla produzione del suo autore (cfr. Arte e socialità, Pagina 6 di 9 NSC - Notizie storico-critiche 1979 e Mostra di Emilio Longoni, 1982). L'adesione alla tecnica divisionista vi appare netta e si traduce in sottili effetti visivi quali l'opaca trasparenza della vetrata, ottenuta con una minuziosa frammentazione della pennellata, alternati a zone di colore ispessito, quasi materico. Il taglio ampio della scena, comune ad altre opere dell'artista, richiama l'impaginazio ne di un istantanea fotografica ed è opportuno sottolineare che Longoni aveva una certa pratica in questa tecnica come attestano alcuni biglietti in viati a Giuseppe Pellizza tra il 1899 ed il 1901 (cfr. Mostra di Emilio Longoni, 1982, pp. 124-125). In questa prospettiva appare ancora più intere ssante l'ipotesi che egli possa aver tratto dei suggerimenti da materiali fotografici come la serie di interni di ristoranti realizzata intorno al 1890 da Giuseppe Primoli (cfr. G. Ginex, 1990, p. 82). Un piccolo studio a monocromo per il dipinto si trova nella collezione Matteo Longoni di Milano (cfr. Mostra di Emilio Longoni, 1982, p. 63, tav. p. 239). *"Lei (di dentro). Non ho appetito. Quell'aragosta che abbiamo mangiato a cena stanotte mi ha guastato lo stomaco. Lui (tagliando la bistecca). Fa come faccio io: basta succhiare il sugo di carne; è un eccellente filetto del miglior manzo. L'affamato (di fuori). Vorrei sapere perché non mangiano quelle quattro m icchette; dodici ne mangerei, per dio, ché son 24 ore che giro! Lui (di dentro). Vuoi qualcos'altro qualcosa di piccante ? Lei (svogliata). No, no. Lui. Delle uova coi tartufi? Lei. Proviamo, come invidio il tuo appetito. Lui. Bisogna pur cercare di tener vivo l'appetito; vedi stamattina, quando t'ho lasciata, ho fatto una magnifica trottata ... (chiama) Cameriere ? L'affamato (di fuori) Se almeno trovassi lavoro! Il mio mestiere lo so, e in officina resisto quindici ore (il cameriere viene a ricevere gli ordi ni e porta via la bistecca). Che porci! Mandano indietro la carne, perchè hanno la pancia troppo piena. Vi farei vedere io, a mangiarla. Così nessun o la consuma; e siamo noi che l'abbiamo pagata! Lui (di dentro, accortosi di quell'individuo di fuori). Ohé, che cosa fai mamalucco! Va via, va a bottega". (il dialogo è stato riprodotto in Arte e socialità in Italia, Milano 1979, p. 132, riproduzione p. 41).