Inventario
Oggetto
Defendente Ferrari - Madonna con Bambino e santi
Data: 1500 - 1510
bibliografia
Indicazioni sul soggetto
Dipinto raffigurante la Madonna e il Bambino seduti su un trono sontuoso. L'ampio manto della Madonna presenta una ricca bordura dorata. I personaggi, tranne San Cristoforo che ha la propria ambientazione, stanno su di un prato erboso sul cui fondo è una ricca siepe con rose.
L'opera, definita comunemente pentittico poichè l'antica carpenteria scandiva le tre tavole di cui si compone nei cinque scomparti con al centro la Madonna in trono col Bambino e ai lati i santi Bernardo d'Aosta, Giovanni Battista, Bartolomeo e Cristoforo, si trova oggi conservata presso il Museo del Territorio Biellese, qui trasferita dopo il restauro del 2002-2003. Seppur documentata in chiesa dal Roccavilla e poi dal Torrione, rimane ancora irrisolta la questione dell'originaria provenienza dell'opera che, fino al 1939, anno in cui venne presentata alla grande esposizione torinese sul Gotico e Rinascimento in Piemonte, risultava smembrata in due importanti collezioni biellesi: le due tavole con i santi già si trovavano in San Sebastiano, in controtacciata, come deposito della famiglia La Marmora, mentre la tavola centrale risultava di proprietà della Scuola Professionale di Biella, acquisita tramite la donazione del Cav. Giuseppe Masserano. Il merito di aver riaccostato le tre tavole fu di Vittorio Viale che, in occasione della citata mostra, attribuì l'opera a un ignoto "artista vercellese della cerchia spanzottiana" , restituendola al dibattito critico che fino ad allora l'aveva pressoché ignorata e che unanimemente è giunto, in tempi più recenti, a condividere l'attribuzione all'attività giovanile di Defendente Ferrari. La vicenda collezionistica di quest'opera testimonia le ingenti dispersioni del patrimonio ecclesiastico createsi in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi. L'opera fu, non solo smembrata e venduta, ma anche pesantemente rimaneggiata nelle due tavole laterali, come bene documentano alcune fotografie d'epoca, che mostrano una vasta ridipintura in corrispondenza degli spazi originariamente non dipinti su cui poggiava l'antica carpenteria. Andata dispersa la cornice cinquecentesca e perduta quella realizzata "in stile" nel 1939, oggi l'opera conserva la cornice a cassetta realizzata negli anni cinquanta in linea con il purismo museologico dell'epoca.