Inventario
Oggetto
Bernardino de Conti - Copia della Vergine delle Rocce
Data: 1508 ca.
bibliografia
Indicazioni sul soggetto
Dipinto raffigurante la Vergine inginocchiata che circonda col braccio San Giovanni bambino a mani giunte e con una piccola croce. Bambino seduto e benedicente, accanto ad un angelo. Paesaggio costituito da un prato erboso con fiori, rocce e cielo.
Custodito nell'antisacrestia di San Sebastiano e oggi al Museo del Territorio Biellese, il quadro è stato riconosciuto come opera del pittore leonardesco milanese Bernardino de Conti, documentato dal 1494 al 1523. La tavola è la più antica copia conforme nota del capolavoro di Leonardo, oggi alla National Gallery di Londra ma originariamente sul registro superiore dell'ancona dedicata all'Immacolata Concezione in San Francesco Grande a Milano. E’ nota la copia eseguita nel 1508 da Ambrogio de Predis sotto la supervisione di Leonardo, ed è ritenuto probabile che in quella occasione sia stato tratto anche quest' esemplare, fedelissimo sia nelle misure che nei dettagli. E’ ipotizzabile che il committente possa essere Sebastiano Ferrero, a quel tempo Generale delle finanze per conto del ducato di Milano allora sotto il controllo francese. In palazzo La Marmora sono conservate altre due tavole del de Conti, dipinte su due facce e quindi nate come ante mobili. La prima presenta san Sebastiano e i fratelli Agostino, Giovanni Stefano e Bonifacio Ferrero su un lato e l'Angelo annunciante con Filiberto Ferrero Fieschi e Antonio Ferrero (cm 191x48,5, 213x64 con la cornice); la seconda san Cristoforo con Sebastiano Ferrero e l'altro figlio Goffredo al recto e la Vergine annunciata con Besso e Giovanni Andrea Ferrero al verso (cm 192×49, con la cornice 211x63,8). La coerenza tra le dimensioni, l'identità dell'autore e la continuità tra la roccia del paesaggio che prosegue con quello della Vergine delle rocce, fa credere che esse siano le ante di chiusura dell’ancona. La datazione potrebbe essere condizionata dall’abito cardinalizio dei due figli Giovanni Stefano e Bonifacio, che ottennero il cappello rispettivamente nel 1510 e nel 1517. Considerato un ductus pittorico leggermente differente, si potrebbe pensare che esse siano state aggiunte solo una decina d'anni dopo, in memoria del padre Sebastiano.