Inventario
Oggetto
Maestro del Polittico dell'Incoronazione della Vergine di Biella e Pseudo Giovenone - Incoronazione della Vergine; San Francesco d'Assisi che presenta Padre Bartolomeo Mosca; San Bonaventura; San Ludovico da Tolosa
Data: 1540 ca.
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
Al centro l'Incoronazione di Maria, ai lati quattro Santi
Il polittico è segnalato come opera di Bernardino Lanino dalla Guida di Pertusi e Ratti quando era di proprietà dell'Ospizio della Carità al Vernato che, dietro sollecitazione del conte Edoardo La Marmora, l'aveva ceduto in prestito nel 1868 alla chiesa di San Sebastiano per ornarne l'interno "con quadri di distinti autori". L'opera che, come attestano le prime fotografie storiche, è seriamente compromessa per le cattive condizioni ambientali dell'edificio, è ritirata nel 1907 dall'Ospizio per essere collocata nella cappella; nel 1950, essa è concessa in deposito al nascente Museo Civico. L'attribuzione al pittore vercellese è messa in discussione da Roccavilla che, per primo, coglie la differenza di mani fra la tavola centrale e i quattro scomparti laterali. Successivamente, Giovanni Romano include il polittico nel corpus dello Pseudo Giovenone, distinguendo, a seguito del restauro due differenti personalità ma strettamente legate: la prima, più arcaica e legata ai modelli di Defendente e Giovenone è lo Pseudo Giovenone; la seconda presenta invece una superiore qualità inventiva ed elementi di cultura centro-italiana. Un significativo avanzamento degli studi si ha con le indagini sulla committenza biellese di Patrizia Pivotto che identifica l'opera come la pala dell’altare maggiore della distrutta chiesa di San Francesco e il committente nel padre guardiano del convento, Bartolomeo Mosca, datandola intorno al 1540. Certa è la separazione fra il maestro principale, cui spetta l'Incoronazione e un collaboratore meno aggiornato, responsabile dell’esecuzione delle altre tavole. Resta dunque da capire chi possa essere stato il collaboratore del Maestro dell'Incoronazione: l'ipotesi più logica, già adombrata dalla critica e ampiamente sorretta dai confronti stilistici, è che si tratti dello stesso Pseudo Giovenone, come attesta non solo il confronto fra il San Ludovico e il san Bonaventura della pala Scaglia (oggi a Londra, National Gallery) ma anche quello fra il Sant'Antonio e il San Crispiniano del polittico di Avigliana; le stesse considerazioni possono essere estese ai due scomparti della predella, convincentemente accostati a quelli della predella di Saint-Claude. Si conferma così un rapporto di stretta collaborazione fra i due pittori, protratto su più anni, che d'altronde risulta perfettamente compatibile con la prassi operativa della bottega di Defendente