Inventario
Oggetto
Gerolamo Giovenone - Compianto sul Cristo morto
Data: 1500 - 1524
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
Il corpo di Cristo morto è contornato da tre figure inginocchiate: san Giovanni Evangelista e la Vergine, che ne sorreggono il busto, e la Maddalena; più arretrati, in piedi, sono a sinistra Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, e a destra, in atteggiamento dolente, le pie Marie. Sullo sfondo la città di Gerusalemme, cinta da mura, è posta al di là di due alture laterali, delle quali quella sinistra presenta sulla vetta le tre croci ormai vuote.
Come le altre opere della collezione Masserano il dipinto fu alloggiato nei locali dell'Istituto Professionale "Q. Sella" di Biella, nel convento di San Sebastiano prima dell'aprile del 1921; dopo la mostra torinese del 1936 venne collocato nella cappella dell'Assunzione nella chiesa di San Sebastiano. Nel 1950 il sindaco Coda ne chiese il ritorno al Museo Civico. In un elenco dei dipinti provenienti dalla collezione Poma-Masserano redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942 l'opera viene citata al n. 57 come "Deposizione (su legno) attribuita a Defendente Ferrari (restaurato)" e valutata lire 10.000. L'opera viene per la prima volta citata da A. M. Brizio che la attribuisce a Defendente Ferrari, riferimento accettato anche negli elenchi di Berenson. Nel 1939 Vittorio Viale sposta il dipinto a Gerolamo Giovenone, opinione condivisa da tutta la critica successiva; alcune divergenze coinvolgono la collocazione cronologica dell'opera, ritenuta da Viale, che considera anche la cornice "antica, ma più tarda del dipinto", "giovanile". Di parere diverso Anna Gallino, la quale ipotizza la pala biellese "non lontana dal trittico di Bergamo" (dell'Accademia Carrara, firmato e datato 1527), "per le tipologie dei vari ploranti". La stessa studiosa evidenzia l'analogia dei "vecchioni a sinistra dell'Adorazione dei Magi di Vercelli" (Arcivescovado) con gli analoghi personaggi della pala di Biella, rilevando la loro comune derivazione dalla Pala Contini, ma in anni decisamente posteriori rispetto al modello. L'Adorazione dei Magi già nella collezione Contini Bonacossi di Firenze e ora al J. Paul Getty Museum di Malibu (California), considerata da taluni opera tarda di Spanzotti e da altri, ipotesi che appare più corretta, opera precoce di Defendente Ferrari, si colloca infatti con ogni probabilità all'inizio del secondo decennio del secolo. L'impostazione della Gallino è in parte condivisa da Mallé, il quale però ri tiene la pala di Biella derivata dalla sopracitata Adorazione dei Magi di Vercelli, e non esclude la possibilità di interventi di bottega "non in termini trasformanti di colleghi, ma nei limiti d'un'assistenza scolastica diminutiva". In sostanza la pala biellese viene collocata da Mallé, come la Adorazione di Vercelli e la Crocefissione del Museo Borgogna della stessa città, tra il 1520 e il 1527. In questa stessa fase non più strettamente defendentesca e non ancora esplicitamente gaudenziana la pala viene inserita anche da G. Galante Garrone e da M. Di Macco, che accosta al gruppo di opere giovenoniane già citate anche i Quattro dottori della Chiesa della Pinacoteca Malaspina di Pavia, databili "subito dopo il 1520", e una tavola con San Rocco e il beato Amedeo di Savoia del Museo di Ginevra; Sciolla data invece la pala di Biella senza spiegazioni al "secondo decennio del XVI secolo", ma forse si tratta di un refuso. Recentemente P. Pivotto ha proposto di collegare la provenienza della tavola a un altare della chiesa di San Gerolamo di Biella dedicato alla Pietà e alle tre Marie dal fondatore Giacomo Gromo, ipotesi suggestiva e possibile, ma che necessita di ulteriori verifiche. Per quanto riguarda la cronologia, alcuni elementi sembrerebbero suggerire la possibilità di una datazione leggermente anticipata rispetto a quella tradizionalmente proposta dalla critica. Le figure di Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea infatti si pongono, anche per il gioco delle espressioni e degli sguardi, in un rapporto di più diretta derivazione iconografica, dalla Adorazione già Contini rispetto alla Adorazione dell'Arcivescovado di Vercelli; che il rapporto di antecedenza con quest'ultima sia da rovesciare rispetto a quanto proposto da Mallè e suggerito anche dal carattere maggiormente fluido e già certamente più vicino ai modi di Gaudenzio della Adorazione. Anche i santi di Ginevra e i Dottori della Chiesa di Pavia sembrano essere partecipi di un momento culturale leggermente posteriore rispetto alla pala biellese, che forse meriterà, nei prossimi assetti critici, una collocazione più strettamente a ridosso del 1520. La cornice, databile verso la metà del secolo XVI, è confrontabile con esemplari piemontesi conservati al Museo Civico di Torino e in quello di Asti.