Inventario
Oggetto
Ambito biellese - Testa barbuta
Data: 1550 - 1599
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
Il dipinto raffigura la testa canuta di un uomo dai capelli e dalla barba lunghi, leggermente proteso in avanti e con lo sguardo rivolto verso il basso. Alcuni racemi in rosso posti dietro la nuca costituiscono quanto resta dell'aureola. Un elemento cuneiforme visibile nella parte inferiore del bordo destro della tavoletta si identifica come braccio di una piccola croce che sormontava un globo. Tutti questi elementi permettono di riconoscere nella figura barbuta il Padre Eterno, il quale deve essere immaginato in origine come sospeso tra le nubi, con il globo nella sinistra e in atto di benedire con la destra.
Come le altre opere della collezione Masserano il dipinto fu alloggiato nei locali dell'Istituto Professionale "Q. Sella" di Biella prima dell'aprile del 1921 e quindi depositato presso il Museo Civico fra il 1939 e il 1942. In un elenco dei dipinti provenienti dalla collezione Poma-Masserano redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942 l'opera viene citata al n. 84 come "Testa barbuta (su legno)" e valutata lire 1.000, una cifra fra le più basse in assoluto. La presenza della cornice moderna potrebbe essere indizio di una passata esposizione in museo, della quale però non resta traccia documentaria. Benché totalmente trascurato dalla critica, il frammento presenta affinità con alcune opere di Vincenzo Costantino, tali da farlo ritenere opera di un artista operante nel Biellese. La fronte spaziosa, gli zigomi marcati e gli occhi allungati, così come la ricaduta a lunghe ciocche fluenti della barba e dei baffi, ripropongono una tipica fisionomia più volte riconoscibile in opere del pittore biellese, come la "Sacra famiglia con S. Anna" della chiesa di S. Anna al Piazzo o la "Madonna di Oropa e santi" della chiesa della SS. Trinità a Biella, che dovrebbero e ntrambe collocarsi all'interno degli anni Trenta del Seicento. Il carattere genericamente laniniano del dipinto è indizio di un'attenzione privilegiata verso la scuola vercellese, con richiami alla produzione tardocinquecentesca di Boniforte Oldoni e di Giuseppe Giovenone il Giovane. Accanto a questi sono inoltre percepibili nel formato decurtato del nostro volto affilato riferimenti alla cultura lombarda, soprattutto cremonese, e a Bernardino Campi in particolare. Appare insolito nel percorso di Vincenzo Costantino e nell'epoca della sua attività il supporto ligneo. Inoltre la figura del "Padre eterno benedicente" trovava in genere collocazione nella cimasa di polittici o di pale d'altare lignee, la cui struttura architettonica, tuttora testimoniata da numerosi esempi cinquecenteschi di scuola vercellese, è tipica del secolo XVI. Fra i nomi disponibili di artisti attivi nel Biellese ma privi di opere documentate figura il padre di Vincenzo Costantino, Cesare, del quale sappiamo che fu messo a bottega a Vercelli da Ercole e Boniforte Oldoni nel 1567.