Inventario
Oggetto
Monogrammista R. G. - Colloquio amoroso / Lo specchio
Data: 1625 ca. - 1649 ca.
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
Armida e Rinaldo, seduti presso cespugli nel giardino fatato, si abbracciano e reggono insieme uno specchio circolare nel quale la prima si osserva, vedendo riflessa la vanità e la caducità del loro amore. Armida indossa un abito rosso con decorazioni a fiori, Rinaldo una giubba marrone e braghe violacee. Sulla destra, dietro le quinte arboree, si intravvede nella penombra la testa di un uomo con elmo, identificabile in Carlo, o in Ubaldo, che spia la scena.
Come le altre opere della collezione Masserano il dipinto fu alloggiato nei locali dell'Istituto Professionale "Q. Sella" di Biella prima dell'aprile del 1921 e quindi depositato presso il Museo Civico fra il 1939 e il 1942. In un elenco dei dipinti provenienti dalla collezione Poma-Masserano redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942 l'opera viene citata al n. 6 come "Lo specchio" e valutata lire 1.200. Alcuni anni dopo, forse in seguito all'intervento della soprintendente Noemi Gabrielli, il dipinto è citato come "Colloquio amoroso" e attribuito alla scuola di Caravaggio. Il soggetto del quadro è in realtà desunto dalla "Gerusalemme liberata" di Torquato Tasso ed è relativo al passo più frequentemente riproposto nella pittura sei e settecentesca (Canto XV, 17-25): Rinaldo e Armida si incontrano nel giardino fatato e osservano nello specchio la vanità e la caducità del loro amore, spiati da Ubaldo e Carlo. Il tema stesso, estraneo alla tradizione caravaggesca, rende improbabile il riferimento a "Maestro caravaggesco" fino ad oggi proposto. Elementi tipici della cultura caravaggesca, quali l'accentuazione chiaroscurale o il carattere corposo dei panneggi, sono presenti nel quadro del Museo, ma contaminati da una visione classicista, di derivazione probabilmente emiliana. Per certi aspetti, riscontrabili ad esempio nello scorcio del volto di Rinaldo, l'anonimo pittore del quadro sembra essere entrato in contatto con l'ambiente romano e con la produzione di Angelo Caroselli (Roma 1585-1652) in particolare, del quale però non condivide il carattere affilato, spesso minuto, del modo di dipingere. Attribuito successivamente a Nicolas Réigner è stato recentemente accostato da Gianni Papi (2005) alla personalità del monogrammista R. G., a cui è stato accostato un corpus di opere che denotano una formazione culturale articolata sulla conoscenza delle opere di Cecco da Caravaggio e Bartolomeo Manfredi, che ne semplifica le solizioni stilistiche virando verso un affascinante arcaismo.