Inventario
Oggetto
Marco Cardisco - San Fabiano (o San Gregorio) tra i santi Sebastiano e Agostino che presenta un canonico lateranense
Data: 1525 - 1549
bibliografia
Indicazioni sul soggetto
Dipinto raffigurante un portico aperto su un paesaggio marittimo. Sul fondo vi è Sant'Agostino seduto ad uno scrittoio, a destra è San Sebastiano alla colonna, a sinistra San Fabiano ( o San Gregorio?) che presenta il donatore, un monaco.
Il dipinto è menzionato solo a partire dal 1878 e da allora l’opera ha sempre posto grossi dubbi attributivi tanto che ancor oggi non ne è noto l’autore. Tra le varie ipotesi, scartate quelle più fantasiose, vanno quanto meno ricordati i tentativi di ricondurre l’opera agli eccentrici piemontesi, come Pietro Grammorseo o Sebastiano Novelli, benché gli studiosi abbiano sempre ravvisato nel dipinto anche una vena manierista estranea ai primitivi piemontesi. Più tardi è stato avanzato il nome che ha goduto di maggior fortuna, ossia quello di Marco Cardisco, artista attivo a Napoli nella prima metà del XVI secolo, spostando quindi il contesto di produzione dell’opera in centro Italia. La pala sarebbe stata realizzata dal Cardisco a Roma sotto l’influsso di Jan van Scorel, presente nell’Urbe tra il 1522 e il 1523, al cui stile andrebbero riferiti gli aspetti più espressivi delle figure dei Santi. Il singolare supporto del dipinto, analogo a quello della Madonna con Bambino della Galleria Sabauda di Torino, attribuita anch’essa al Cardisco, ha rafforzato questo orientamento negli studi fino alla recente mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale che ha rimesso in discussione l’attribuzione. L’identificazione del devoto, per il quale è stato proposto il nome del canonico lateranense Agostino Ventura, preposto della chiesa di San Sebastiano tra il 1528 e il 1578, offrirebbe un dato in più. Il nome del Ventura, uomo di lettere, conoscitore d’arte e in intimi rapporti con i cardinali di casa Ferrero, spiegherebbe la presenza del santo tutelare, ma sposterebbe la cronologia dell’opera al Cinquecento inoltrato. Sebastiano Ferrero e i figli, il cardinale di Vercelli Giovanni Stefano e il cardinale di Nizza Agostino, tra il 1503 e il 1510 acquistarono a Roma diverse proprietà; lì avevano inoltre forti legami con l’ordine agostiniano - Bartolomeo Ferrero, fratello di Sebastiano, era un canonico lateranense agostiniano - lo stesso ordine per il quale Cardisco realizza almeno due opere. La dimora dei Ferrero sul Quirinale confinava con quella di Oliviero Carafa, il cardinale che tanta parte ha avuto nel portare a Napoli la cultura bramantesca e lombarda in genere. Per quanto quindi l’attribuzione a Cardisco sia da riconsiderare, alcune tangenze con opere del pittore fanno ritenere imprescindibile un confronto con la produzione degli artisti meridionali a Roma. Come suggerito recentemente da Riccardo Naldi, la pala di Biella ha caratteri arcaici, non ancora suggestionati dalla presenza di Cesare da Sesto a Napoli e tanto meno dalla maniera di Polidoro da Caravaggio. Lo scorcio prospettico del pavimento e del colonnato guardano ancora alle architetture di Pedro Fernandez, mentre il nudo di San Sebastiano potrebbe essere ispirato al Torso del Belvedere. Altrettanto incerta è l’identificazione dei santi. L’ipotesi più probabile è che siano Sant’Agostino, patrono dell’Ordine, San Sebastiano e San Flaviano (o Fabiano) al centro, santo vescovo, solitamente rappresentato con libro o cartiglio e spesso, soprattutto nel Biellese, in coppia con San Sebastiano.