Inventario
Documento
"Vendita dalli signori fratelli Torello Pichetto e loro ditta Giovanni Antonio Torello Pichetto e figli al signor Cav. Nicola Bianco"
Data: 29 ottobre 1888
Data topica Torino
Note alla data topica
Nell'ufficio dell'avv. Marini in via Cernaia n° 16, primo piano.
Rogito notaio Carlo Torretta di Torino (successore del notaio Cav. Guglielmo Teppati, studio in via dell'Arsenale 6). Comparvero all'atto i figli di Giovanni Antonio Torello Pichetto, Pietro, Federico, Guglielmo, Emilio e Luigi, nonché tre mogli di questi, e il Cav. Nicola fu Felice Bianco di Casale Monferrato, banchiere, residente a Torino. Federico Torello Pichetto risiedeva a Piatto, Guglielmo e Pietro a Collegno, Emilio e Luigi a Torino. Dallo strumento si apprende che la ditta Torello Pichetto Giovanni Antonio e figli era attiva a Crocemosso fin dal 1856. Negli anni successivi era stata avviato lo stabilimento di Giare, ossia Falcero. Il 25 dicembre 1865, con atto rogato Secchi, un altro figlio di Giovanni Antonio, Giuseppe Torello Pichetto, usciva dalla società familiare. Tra il 1869 e il 1872 l'azienda acquisiva altri immobili per ampliare lo stabilimento e la sua produzione di pannilana. Nel 1876, il 26 marzo, usciva di scena il vecchio Giovanni Antonio fu Giuseppe, liquidato con 10 mila lire ricevute nel 1881. La moglie del predetto moriva in Crocemosso "verso il 1880", con un suo testamento 14 maggio 1866 (rogato Comerro) portante lasciti per le di lei tre figlie Caterina, Lucia e Teresa, ma anche per il suo più giovane figlio Gregorio. Disposta la "legittima" al figlio Giuseppe (primogenito?), aveva chiamato eredi universali gli altri figli maschi. Giovanni Antonio morì nel marzo del 1882 con testamento 14 maggio 1865 (rogato Comerro). Stesse disposizioni della defunta moglie. I cinque fratelli attivi nella ditta esercirono direttamente lo stabilimento di lanificio fino al 1883, quindi lo affittarono ai fratelli Girodetti e a Pietro Reda. Con atto 11 gennaio 1881, gli stessi cinque fratelli Torello Pichetto acquistarono da tali Rolle un filatoio e un mulino posti a Collegno. Pagarono una parte, ma restarono in debito per 100 mila lire. Il mulino fu ceduto in locazione a tale Morgando. Per le migliorie effettuate nella fabbrica di Crocemosso, così come per acquistare gli immobili a Collegno, i Torello Pichetto si erano indebitati a favore del Cavalier Bianco. Ridotto il debito complessivo a 130 mila lire, nel 1887 la ditta Torello Pichetto fu dichiarata fallita. Per sanare la situazione debitoria, specialmente verso il Cavalier Bianco, i cinque fratelli (coadiuvati dalle citate mogli di tre di loro) cedettero tutti i loro beni posti in Crocemosso e in Collegno (inclusa la diga e la "steccaja" stabile attraversante la Dora Riparia) per la somma complessiva di 205 mila lire in modo che fossero tacitati tutti i debiti contratti prima e in occasione del fallimento. Delle operazioni contabili si sarebbe occupato lo stesso Cavalier Bianco (tra i maggiori creditori figura la ditta Fratelli Piacenza). Furono liquidate le ragioni delle suddette tre mogli, anche loro creditrici dell'azienda fallita. La ditta Giovanni Antonio Torello Pichetto fu sciolta contestualmente al medesimo atto e fu nominato quale liquidatore il Cav. Onorato Casalis di Torino.
Allegata nota di cancellazione di ipoteca contro di fratelli Torello Pichetto a favore del Cavalier Bianco (accesa il 22 marzo 1882) in data 6 aprile 1889.
Allegata nota di cancellazione di ipoteca contro di fratelli Torello Pichetto a favore del Cavalier Bianco (accesa il 22 marzo 1882) in data 6 aprile 1889.