Inventario
Oggetto
Andrea Celesti, Madonna dei sette dolori
Data: inizio XVIII secolo
bibliografia
data attribuita
Indicazioni sul soggetto
La vergine eretta porta la mano destra al petto, ove è trafitta da sette frecce. Una luce dorata si espande dietro il suo capo e dà forma a cherubini che la circondano in alto.
Il dipinto, come attestano le iscrizioni, era depositato come opera di Carlo Maratta presso la pinacoteca comunale di Ancona fino al 1903, quando fu acquistato da Enrico Guagno. Sempre ad Ancona il collezionista aveva reperito anche la Annunciazione allora ritenuta di Lorenzo Lotto ed oggi in Museo (cfr. scheda). Numerose altre iscrizioni documentano quanto Guagno stimasse questa tela, giunta in museo assieme ad altre nel 1956, come donazione di una erede. Il riferimento a Maratta era forse convalidato da una scritta antica presente sul retro e oggi in gran parte illeggibile, e poteva essere suggerito dalla origine marchigiana del pittore. Non si può spiegare altrimenti una attribuzione che ha scarsi appigli stilistici, al di là di una generica collocazione cronologica negli anni di attività dell'artista. Giovanni Romano (comunicazione orale, 1994) ha suggerito un accostamento al pittore veneziano Andrea Celesti, accostamento che trova in effetti convincenti confronti stilistici. Più in particolare il dipinto dovrebbe collocarsi nel primo decennio del Settecento, quando Celesti, tornato a Venezia, abbandona il forte chiaroscuro per adottare una tavolozza dalle tonalità chiare. Cherubini molto simili a quelli che acompagnano la Vergine biellese sono ad esempio presenti ne La Madonna appare all'angelo custode con due Santi della Parrocchiale di Bogliaco, del 1703 circa (cfr. R. Pallucchini, 1981, fig. 887), ma un confronto può essere compiuto anche con opere come la Deposizione di Urgnano, nel Bergamasco, che dovrebbe collocarsi intorno a quella stessa data (cfr. M. Olivari, 1987, sch. 49 a pp. 248-49 e fig. 4 a p. 266). Tipica della produzione di Celesti è anche la fisionomia della Vergine, dal volto tondeggiante, con gli occhi dilatati e il naso rigonfio, oltre all'uso diffuso e vibrante della luce, che sfrangia i contorni.