Le foto della Camera di Commercio: dalle risaie all’atomo
Articolo di Danilo Craveia apparso su "Eco di Biella" del 23 dicembre 2019
Trentacinque album e un paio di scatole. Qualche migliaio di fotografie, ben più di 5.000, forse 10.000. Una raccolta che si riferisce al periodo 1948-1983: sette lustri di attività delle Camera di Commercio di Vercelli. Quella di Biella è nata “solo” nel 1992 con l’istituzione della Provincia di Biella, quindi nei decenni documentati dalle stampe fotografiche di cui sopra, anche il Biellese era incluso nel sodalizio vercellese. La Camera di Commercio di Vercelli fu costituita nel 1927, quando nacque la Provincia di Vercelli (separata da quella di Novara, creata poco dopo la metà dell’Ottocento). Nel 2016 le due camere si sono fuse e dal 2018 è in corso la procedura di accorpamento con quelle di Novara e Verbania. Quelle immagini, conservate a Vercelli, riguardano una situazione di stabilità giurisdizionale che non evidenziava le mai sopite “pulsioni separatiste” dei biellesi, anzi enfatizzava una continuità territoriale che, alla lunga, si è andata di fatto ricostituendo. Ma quelle stesse immagini, che raccontano un destino comune, permettono oggi di ampliare l’orizzonte di un contesto socio-economico, amministrativo e politico entro cui il Biellese si interconnetteva profondamente con il Vercellese e viceversa. Ed è corretto apprezzare quella ampiezza soprattutto perché si può considerare con maggiore cognizione di causa un tessuto economico e produttivo condiviso molto più articolato e complesso rispetto alla sbrigativa ripartizione dei ruoli che vedeva il Vercellese agricolo e il Biellese industriale. I primi quattordici album sono stati oggetto di catalogazione archivistica e di digitalizzazione puntuale.
Si possono visionare per intero sul portale della Rete Biellesi, del quale la Camera di Commercio di Biella fa parte fin dall’inizio (cercando “Fondo fotografico storico della Camera di Commercio di Biella e Vercelli” e agendo di freccine su www.retearchivibiellesi.it). Il tour virtuale non deluderà, anche i semplici curiosi e i cultori dell’amarcord. Ci si può perdere in quel “come eravamo” senza farsi troppe domande per godere della vista di cose e persone che non esistono più, o per scoprire che altre, vive e inanimate, persistono con insospettata resistenza. In attesa dell’avvio del prossimo cantiere archivistico, già adesso sono disponibili circa 2.000 fotografie di eventi e manifestazioni, di gente e di luoghi, di oggetti e di progetti. Si possono vedere così come si presentano nei rispettivi album originali. E sfogliando quel “mondo” ormai scomparso o, comunque, molto occultato sotto gli strati pesanti delle tante “modernità” che si sono via via sovrapposte da allora, non si può che plaudere a chi ha preservato quelle rilevanti testimonianze. Testimonianze che si prestano, però, a diversi livelli di lettura, senza per questo nulla togliere a quel “wow effect” che si vive alla prima occhiata. Uscita dal grande sisma dell’ultima guerra, la Provincia di Vercelli visse le non facili scosse di assestamento che portarono alla fine della monarchia e alla strutturazione del governo democristiano. Il primo album tramanda la Ia Mostra delle Attività Economiche svoltasi a Vercelli tra il 5 e il 19 settembre 1948. La situazione generale era ben lontana dall’essere tranquilla, ma era evidente il tentativo di spostare l’attenzione dal piano politico-ideologico a quello economico, artigianale e commerciale che fosse. Una mostra rappresentava la più immediata attestazione della ripresa post bellica, per quanto agli occhi odierni quella esposizione possa apparire non esattamente opulenta e, anzi, un po’ ingenua nell’allestimento. Tuttavia, occorre osservare con maggiore attenzione. In modo da cogliere in primis lo sforzo che gli espositori compirono per offrire non solo dei prodotti o degli utensili, ma anche già l’embrione dell’idea di un nuovo stile di vita. Era tutto ancora così incerto. Eppure l’avvenire si affacciava già da queste parti sotto forma di elettrodomestici (la RAI non c’era ancora, ma i televisori sì) e di telefonia (la STIPEL aveva raggiunto quasi tutti i centri più importanti della provincia con nuove linee di teleselezione su cui passavano 9.000 conversazioni interurbane al giorno), di agricoltura (il riso fu ovviamente il protagonista assoluto di quel settore) e di motociclette, di arredamenti e di servizi (notevole lo stand dell’ENPI Ente Nazionale Prevenzione Infortuni e anche il plastico del Dispensario Antitubercolare di Biella progettato dal geometra Pietro Romagnolo ed edificato in via Delleani).
Si era ancora distanti dal boom economico, ma si era in marcia verso il benessere. La mostra nel capoluogo di provincia si teneva ogni tre anni. Per il 1951 si percepisce ancora la stessa approssimazione, ma si registra un’affinazione. E anche una più marcata adesione al modello “stelle e strisce”. Il sogno americano, dopo che gli americani veri se ne sono andati, si imponeva, ma senza eccessi, con stile. Si faceva notare lo stand dell’USIS United States Information Service. Vi campeggiava un grande scudo con i colori della bandiera USA e sui grigliati erano illustrate “le funzioni dell’USIA – all’estero meglio conosciuta come United States Information Service (USIS) – rientrano nell’ambito della public diplomacy americana, ovvero «il complesso delle attività volte a promuovere l’interesse nazionale degli Stati Uniti attraverso l’informazione e l’influenza dei pubblici esteri, da attuarsi tramite programmi culturali, educativi, informativi e scambi»”. Si trattava di rispondere alla “esigenza di organizzare attività di propaganda che contrastassero il soft power sovietico”. Così nacquero la CIA e l’USIA. Metodi diversi, stesso scopo. Questo si apprende dal sito della Fondazione Mondadori. Ed ecco anche i tessili biellesi. Fila, Pettinatura Italiana, Lana Gatto, Modesto Bertotto. E i valsesiani: Manifattura di Lane in Borgosesia, SAMIT, Filatura di Grignasco. Tra gli stand molti volti che dovrebbero essere noti, ma che solo chi ha un po’ di primavere addosso è in grado di riconoscere. E si vedono il vescovo monsignor Francesco Imberti e l’on. Giulio Pastore, tant’è l’evento diventò un’occasione per un breve comizio elettorale. Piazza Cesare Battisti costituì il fulcro di quella leva economica su cui agiva anche la forza politica. Sullo sfondo l’ENAL, già OND, con la sua piscina e con le sue linee littorie (monito architettonico di fattacci recenti). Nel 1954 un pannello accoglieva i visitatori celebrando “Vercelli centro europeo del riso” e “Biella centro laniero d’Italia”. Ma già allora non si potevano fare distinzioni troppo nette. Tre anni prima. l’Ospedale Maggiore di Vercelli, progettato da Ettore Rossi, era solo un plastico, nel 1954 si potevano guardare le foto del cantiere. Goloso, il “re dei panettoni”, dispensava assaggi convincenti, mentre la Fratelli Bozzalla fu Federico proponeva le sue stoffe e la maglieria intima Ermenegildo Zegna era “stesa ad asciugare” tra due gelosie aperte. Difficile non soffermarsi nello spazio della Manifattura di Lane in Borgosesia: c’era il super plastico della città-fabbrica che oggi si trova alla Fabbrica della Ruota.
I frigoriferi e i tv della Phonola (concessionario il geometra Rossi & C.) erano il top sul mercato, con quelle lamiere morbide e smaltate che adesso eccitano le fantasie dei feticisti del modernariato e del vintage. Ci fu anche il tempo per un’elegante sfilata tutta al femminile (con tante belle signore impellicciate). Tre anni più tardi, nel 1957, teneva banco l’on. Giuseppe Pella (taglierà il nastro di quella quarta edizione) e al suo fianco il comm. Bruno Blotto Baldo, sindaco di Biella. C’erano Avandero per spedire le merci e Pin e Scaramuzzi per far viaggiare le persone. Una mongolfiera si alzava da una grossa scatola di riso Curti. La Società Dinamo si presentava ancora forte e ignara del prossimo avvento dell’ENEL. Ancora una sfilata (più audace: fanciulle in costume da bagno) e i giganti della Ignis Varese contro quelli della Simmenthal Milano a dare un saggio della loro bravura (il basket si stava diffondendo anche qui ed era più american style del banale calcio nostrano). E poi, nel 1960, il futuro compare a Vercelli. Chissà se fu così evidente anche per gli uomini e le donne che allora si aggirarono tra quelle sale. A sfogliare l’album di quell’anno non si può non essere colpiti da quello scarto di lato, quel salto. C’era ancora Pastore e ancora Pella, c’erano i trattori, c’era la Necchi con le sue macchine per cucire, c’era la Cassa di Risparmio di Biella con una plancia che illustrava lo sviluppo delle sue filiali nel Biellese. E c’era il plastico della centra nucleare “Enrico Fermi” di Trino. Lì, tra gli stand della Eternit e della Argotex (rayon e fiocco Italviscosa), tra i birocci carichi di botti che sapevano già allora di pro loco, tra le posaterie della Sambonet e i mobili per ufficio della SAFFA, ecco il futuro. Adesso è già passato, ma all’epoca che cos’era? Era proiettare le risaie della Bassa vercellese nella Corn Belt del Midwest, dove i reattori nucleari (e i missili) spuntavano dai campi di mais. Era aggiornare la quiete agreste all’era frenetica dell’atomo, era inserire una provincia appena pacificata dopo il Fascismo e la Resistenza nella Guerra Fredda. Il mondo avrebbe guardato a Trino come uno dei siti atomici più moderni e di più alto rendimento (tra il 1964 e il 1966 il reattore vercellese fu il più potente del mondo). I lavori lungo il Po sarebbero cominciati nel 1961, ma tanto la SELNI Società elettronucleare Italiana di Trino quanto la SOGIN Società Gestione Impianti Nucleari (poi SORIN) di Saluggia avevano le idee già molto chiare. Lo schema di funzionamento dell’impianto dimostrava che quel 1960 era il momento della svolta. Ma il tesoro iconografico della Camera di Commercio non è costituito soltanto da servizi fotografici (per lo più realizzati dai fotocronisti di “Baita”) dedicati alle mostre di piazza Cesare Battisti, ma anche dalle memorie visive di altri avvenimenti cittadini e di esperienze vissute lontano da Vercelli. Per esempio: il Convegno di aggiornamento per l’autostrada dei trafori alpini (Vercelli, 18 gennaio 1971), la Tavola rotonda sul problemi dell’urbanistica commerciale (Vercelli, 16 febbraio 1971), la 35a Mostra mercato dell’Artigianato anno 1971 (che si svolse a Firenze, tra aprile e maggio del 1971) e così via. Nell’album intitolato Fotografie diverse per relazione Piemonte – Italia ci sono immagini delle nuove funivie tra Oropa – e il Lago del Mucrone (inaugurate nel 1962) e il primo esperimento di supermarket cooperativo del Gruppo VeGé, l’apertura dei Grandi Magazzini Abbigliamento DROP (aprile 1966), dello stabilimento Rossignol di Formigliana (1969) e di quello della Prinz Brau di Carisio (già nel 1961). In quei favolosi anni Sessanta (più precisamente nel 1966-1967) si ingrandiva la Ragno di Valduggia e a Villarboit sorgeva l’autogrill Motta, si sviluppava l’impianto SORIN di Saluggia (la fotografia dello “Irraggiamento nel reattore Avogadro R. S. 1” è impressionante, un frame di un film di fantascienza) dove si faceva ricerca sui radioisotopi.
E a Varallo si inaugurava il motel AGIP. Altro album, altro scorcio: XIXa Assemblea Plenaria Conferenza permanente delle C.C.I.A.A. Italo-francesi di frontiera. Si tenne a Biella il 18 e il 19 settembre 1970. I delegati furono portati in visita allo stabilimento del Lanificio Ermenegildo Zegna di Trivero. Giovani e sorridenti, Aldo e Andreina Zegna fecero gli onori di casa guidando la comitiva tra i reparti della fabbrica. E infine tre libroni di fotografie di Manifestazioni varie svoltesi tra il 1952 e il 1969. Di tutto un po’, tutto assai curioso. Da segnalare quei pochi scatti della Mostra di Trieste del giugno 1955. La Camera di Commercio di Vercelli andò in trasferta con un nutrito gruppo di aziende associate (ancora la maglieria Zegna, ma anche Barbisio, Rivetti, Bozzalla & Lesna ecc.). Detta così può sembrare come uno dei tanti appuntamenti cui prendere parte per segnalare la propria esistenza a livello nazionale, ma nel caso specifico il valore di quella presenza è assai più rilevante. Essere a Trieste in quel 2 Giugno significava testimoniare la ritrovata italianità di quella città che solo l’anno prima era entrata nella piena sovranità della Repubblica Italiana. A volte gli stand non sono solo stand. Inoltre, non si può omettere un cenno alla Rassegna di attività economiche del Biellese in quel di Biella, tra il 28 aprile e l’8 maggio 1967. Nelle immagini si riconoscono S. E. il vescovo di Biella, mons. Carlo Rossi, il suo vicario generale, mons. Luigi Ferraris, l’avv. Luigi Petrini e l’avv. Franco Borri Brunetto. E si notano gli spazi della Lauretana, della Salumeria Bianchi e della Associazione Biellese Floricoltori e Vivaisti. E neppure si può dimenticare di indicare il Convegno sulla situazione economica del settore tessile laniero – Biella 17 febbraio – 2 marzo 1968 (pubblicarono gli atti: davvero gustosi…). Sul palco l’on. Giulio Andreotti, l’on. Giuseppe Pella, l’on. Carlo Donat Cattin l’avv. Franco Borri Brunetto, l’avv. Luigi Petrini, il dott. Angelo Zegna, l’on. Elvo Tempia “Gim”. Gran parterre… Tra un anno, forse, ci saranno altre fotografie dello stesso fondo catalogate e digitalizzate: chissà cos’altro si potrà scoprire?