Inventario
Alla venerata memoria di Quintino Sella
| 1931 | Bibliografica
Appunti tecnici di tessitura laniera (ad uso dei fabbricanti di stoffe, capi reparto ed operai)
| 1919 | Bibliografica
Biellesi contemporanei fuori di provincia e d'Italia degni di essere segnalati a titolo di onore
| 1930 | Bibliografica
Centenari selliani
| 1927 | Bibliografica
Esempio biellese di volere è potere: Quinto Rivetti
| 1902 | Bibliografica
Giuseppe Venanzio Sella
| 1923 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: Pettinengo, Callabiana, Camandona, Veglio
| 1928 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: Pistolesa, Mosso S. Maria, Valle superiore Mosso
| 1928 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: Trivero, Valli del Ponzone, del Sessera con zona limitrofa
| 1929 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: Valle S. Nicolao, Crosa, Lessona, Cossato
| 1929 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: Vallemosso, Crocemosso, Strona
| 1929 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: il Biellese occidentale
| 1928 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: nuovi personaggi
| 1929 | Bibliografica
Il Biellese ed il suo sviluppo industriale: pagine di saggio
| 1928 | Bibliografica
Il problema ferroviario biellese
| 1903 | Bibliografica
Il telaio meccanico Schoenherr a licci per tessuti in lana
| 1887 | Bibliografica
Oggetto
Corrado Giaquinto (copia da) - Santa Cecilia
Data: 1740 - 1760
analisi stilistica
Indicazioni sul soggetto
La santa a mezza figura, rivolta di tre quarti verso destra e con lo sguardo verso l'alto, è seduta e intenta a suonare l'organo. Accanto a lei, sullo sfondo, un angioletto legge uno spartito musicale.
Come le altre opere della collezione Masserano il dipinto fu alloggiato nei locali dell'Istituto Professionale "Q. Sella" di Biella prima dell'aprile del 1921 e quindi depositato presso il Museo Civico fra il 1939 e il 1942. In un elenco dei dipinti provenienti dalla collezione Poma-Masserano redatto dall'avvocato Ettore Pistono nel 1942 l'opera viene citata al n. 19, con attribuzione a Guido Reni e considerata di valore medio-basso, con una valutazione di 1.500 lire compresa la "cornice dorata". Nel 1954 D. Amellone registra già un aggiustamento attributivo in direzione piemontese, con una precisazione ("forse del Beaumont"), probabilmente desunta da un parere di Noemi Gabrielli. Nel 1981 un intervento di G. C. Sciolla, che considera il quadro opera di "Maestro emiliano del sec. XVII", segna un deciso e fuorviante passo indietro. Per ricostruire un quadro di riferimento affidabile per il nostro dipinto è innanzitutto necessario ricollegarlo a Corrado Giaquinto (Molfetta/BA 1703 - Napoli 1766). La tela del Museo di Biella è infatti copia di un quadro passato il 19 marzo 1982 a un'asta Chriestie's di Londra (cat. n, 47) con attribuzione a G. C. Saraceni, ma in seguito correttamente restituito a Giaquinto e datato agli anni Quaranta del Settecento. Che di copia si tratti non è dubbio, essendo identiche anche le note leggibili sullo spartito che l'angelo regge nella penombra in secondo piano. A un confronto ravvicinato tra le due opere la tela di Biella si distingue per una stesura più disegnata, meno soffusa, e per un chiaroscuro dai tagli più netti: caratteri insiti certamente all'esercizio stesso della copia, ma che contemporaneamente suggeriscono una diversa cultura figurativa. Che tale cultura sia da ricercare in Piemonte, come aveva supposto la Gabrielli, e nell'ambito di Beaumont appare molto probabile. Giaquinto fu infatti a lungo a Torino tra il 1733 e il 1737 e nella capitale sabauda inviò nel 1741 la "Immacolata" per la chiesa del Carmine, dipinto che appare già strettamente affine alla "Santa Cecilia" Chriestie's. Agli inizi degli anni Quaranta, quando in questa stessa città era attivo per i duchi anche il napoletano Francesco De Mura, la cui contrastata definizione chiaroscurale non lasciò certo indifferente Beaumont, questo era impegnato a evolvere in senso drammatico il proprio lingua ggio. Che Giaquinto potesse essere consigliato da Beaumont ai suoi allievi come modello cui guardare appare perfettamente plausibile. Quella che dovrà in futuro essere eventualmente accertata per avvalorare questa ipotesi è l'originaria appartenenza torinese della "Santa Cecilia" Chriestie's. La cornice, di fatttura piemontese, è databile al secolo XVII.